Oggi alle 14 chiude a Mosca un’edizione dell’Obuv che non ha fornito i segnali di ripresa sperati. La delusione serpeggia soprattutto tra gli espositori marchigiani. “I buyer russi si dimostrano cauti e preoccupati per una situazione interna che non migliora” afferma Eugenio Scheggia (Mario Bruni-Montegranaro). “I magazzini dei dettaglianti sono ancora pieni di scarpe, le casse sono vuote e non c’è la liquidità per comprare. Oltre tutto anche a livello psicologico non c’è il clima ideale per ordinare” termina Scheggia che fa riferimento alle condizioni climatiche. In questi giorni a Mosca la temperatura è ancora tiepida e non invoglia certo la gente ad andare in un negozio di scarpe per comprarsi un paio di stivali. Per Sauro Pieroni (Kelton-Monte Urano): “Non c’è più nessuna programmazione. I russi comprano col contagocce e poi vogliono consegne veloci per il riassortimento. Qualche buon segnale all’Obuv è arrivato dai clienti provenienti dall’Ucraina”. Per Marino Fabiani di Fermo: “Molti dettaglianti sono spariti, altri hanno diminuito il giro d’affari. Nel gruppo dei sopravvissuti ci sono i più piccoli che continuano ad acquistare Made in Italy ma che hanno spesso più problemi dei grandi buyer dal punto di vista finanziario, valutario e anche a livello burocratico. I più grandi però guardano il costo di acquisto di una scarpa e sono quelli che non sempre preferiscono scarpe made in Italy”. Lasciando le Marche, più soddisfatto dell’andamento della fiera si è mostrato Alessandro Porta (Jeannot-Molfetta): “Lunedì, come previsto, c’è stata poca affluenza, mentre martedì e mercoledì l’affluenza è stata decisamente maggiore. Per quanto ci riguarda siamo moderatamente soddisfatti”. (mv)
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