FineWoven è rimasto sul groppone di Apple e la costringe a tradire il proprio DNA esclusivo. Già, perché c’era un tempo la mela morsicata di Steve Jobs, il brand della tecnologia che adottava le strategie di marketing delle griffe del lusso. Quali? Posizionamento alto, scarsità (entro un certo limite), rigido controllo della distribuzione e, per questo, niente sconti. Una pervicacia che è stata anche causa di polemiche: come quando si è saputo che (proprio come certi marchi d’alta moda) preferiva distruggere l’invenduto, piuttosto che distribuirlo nei canali outlet. Be’, il buco nell’acqua di FineWoven si è trasformato proprio in quello che Apple più aborriva: una campagna di saldi.
FineWoven è rimasto sul groppone
È passato circa un anno da quando è trapelata per la prima volta l’indiscrezione sulla svolta “leather-free” di Apple. Svolta rivendicata contro la logica, ma non accompagnata da un simmetrico successo dell’alternativa vegana. Sì, perché a Cupertino pensavano di propinare al pubblico accessori in FineWovem. Un presunto “tessuto premium” da 80 euro circa a cover che si graffiava velocemente e non reggeva al confronto con la pelle vera né dal punto di vista delle prestazioni che del percepito. Su Apple si è scatenata una tale tempesta di polemiche e recensioni negative che ad aprile 2024 ha preferito accantonare la produzione di articoli in FineWoven.
Intanto, è cambiato il mondo
Intanto, però, la sensibilità dell’opinione pubblica è cambiata: nessuno guarda con simpatia, a proposito di sostenibilità, un’azienda che distrugge gli stock di prodotti rimasti in magazzino. Per questo il canale Amazon di Apple, che già svolge il ruolo di “piazza degli affari” per gli aficionados della mela, si è riempito di articoli in FineWoven. Svenduti, pur di toglierseli da davanti, con sconti fino al 50% circa: non certo una mossa da griffe dell’alta moda.
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