Biodegradabilità della pelle: equivoci, certificazioni e certezze

Biodegradabilità della pelle: equivoci, certificazioni e certezze

La pelle è un prodotto naturale, certo. L’industria conciaria raccoglie un sottoprodotto della zootecnia e lo nobilita in un materiale per il fashion. La biodegradabilità della pelle, quindi, è un valore aggiunto, soprattutto oggi che l’industria della moda si orienta all’ecodesign per la sensibilità del pubblico e in vista dei nuovi regolamenti comunitari. Ma è anche un elemento da conoscere con chiarezza, perché dà adito a equivoci. Per fugare il campo dai dubbi e per spiegare lo schema di certificazione disponibile, ICEC, l’ente di certificazione di riferimento per l’area pelle, ha organizzato il 20 maggio un webinar.

Gli equivoci da fugare

Come ha spiegato il direttore di ICEC Sabrina Frontini in apertura dei lavori, “è innanzitutto necessario fare chiarezza sulla differenza tra biodegradabilità e compostabilità”. Perché, come ha illustrato Elisabetta Scaglia (Servizio Ambiente di UNICConcerie Italiane), da un lato “la compostabilità è un processo aerobico controllabile e controllato dall’uomo, definito nei tempi e nei risultati dall’UE”. Mentre la biodegradabilità, che è una condizione comune a molti materiali (“anche la plastica è biodegradabile, ma nei secoli”), ha bisogno di alcuni parametri per essere definita un valore: “Per dire in che modo la biodegradabilità della pelle è una qualità – sono le sue parole –, è necessario intendere in che tempi il materiale si biodegrada e in quali condizioni”.

 

 

Certezze e certificazioni

È con SSIPItalian Leather Institute che si sono svolte le analisi di laboratorio per comprendere, per l’appunto, i termini in cui la pelle va incontro a processo di biodegradazione. Così da definire, nella cornice dello standard ISO 20136:2020 per il cuoio e della norma UNI EN 14046 sugli imballaggi (che pone i riferimenti della biodegradabilità al 90% in 6 mesi), la valutazione della biodegradabilità della pelle. Qualità che ICEC certifica, articolo per articolo, con l’apposita certificazione di prodotto dal valore triennale. Ma, attenzione: questo non vuol dire che i manufatti in pelle si decomporranno in corso d’uso. La concia serve a stabilizzare il materiale, che rimane durevole in condizioni normali e ragionevolmente prevedibili. La biodegradazione avviene soltanto in caso di trattamenti specifici applicati per ragioni analitiche, come lo sminuzzamento e la collocazione in acqua, a temperature determinate e con microorganismi selezionati. (rp)

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