In modi diversi e a diversi livelli, in Brasile si lavora sul fronte della sostenibilità. A cominciare dai progetti di tracciabilità della pelle. Lo sanno bene in Marni, il brand di lusso del gruppo OTB, che firma la seconda collaborazione con Veja per le high-top V-15 (nella foto a destra). Per il modello, le pelli scamosciate e nabuk sono uruguaiane, ma conciate in Brasile nella regione del Rio Grande del Sud. La sostenibilità non appartiene solo ai marchi che lavorano per il lusso. È il caso del gruppo Arezzo, calzaturificio brasiliano che con la pandemia ha iniziato ad esplorare, con grandi risultati, le opportunità del digital, diversificando la produzione.
I progetti di tracciabilità
La scelta di Arezzo, racconta la stampa locale, è necessaria per essere più credibili sul fronte della sostenibilità in mercati sensibili e strategici come quello statunitense. Il gruppo investe sulla tracciabilità con la blockchain e avvalendosi del supporto della Blockforce, una società di consulenza che ha seguito clienti come Tetrapak e C&A. Il gruppo, oltre al marchio brand ammiraglio, possiede Schutz, Anacapri, Alexandre Birman, Fiever, Alme e MyShoes. Vanta cinque stabilimenti di proprietà e alcuni in outsourcing. La tecnologia scelta da Arezzo è la stessa di aziende come JBS e Marfrig: la blockchain per validare e dare trasparenza alle varie fasi di lavorazione. Al momento il gruppo Arezzo cerca solo fornitori conformi alle regole. L’obiettivo per il 2022 è di far tracciare il 20% dei pellami delle scarpe. E di arrivare al 2024 con pelle 100% a prova di Blockchain. (aa)
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