Carne, da USA e Danimarca la lezione che non si vuole imparare

Carne, da USA e Danimarca la lezione che non si vuole imparare

A breve distanza l’una dall’altra, arrivano da USA e Danimarca due notizie in un certo senso convergenti e parallele (come si sarebbe detto un tempo). Da un lato, negli States, McDonald’s dichiara il fallimento dei menù McPlant e a due anni dall’introduzione ritira i panini con “alternative vegetali alla carne” (cioè, i composti di legumi, soia e cereali di Beyond Meat). Dall’altro, il governo danese approva la prima tassa sui capi di bestiame.

Le news da USA e Danimarca

Dunque, stando a quanto riporta il Post, McDonald’s ha preso atto che negli States la domanda di burger vegani non è così forte da sostenere la produzione di un menù ad hoc. Non lo è neanche in città teoricamente più sensibili, come San Francisco, e malgrado le strategie di marketing che proponevano McPlant come un prodotto eccezionale e a edizione limitata. L’indifferenza ai burger vegani riguarda il target di clienti di McDonald’s, ma non solo: “Secondo il Good Food Institute, un’organizzazione non profit americana che studia e promuove la diffusione di alternative alle proteine animali – si legge –, il numero di persone che cercavano alternative alla carne negli Stati Uniti era cresciuto molto tra il 2019 e il 2021, ma è in diminuzione da allora”.

 

 

Il sogno di manipolare il mercato

McDonald’s sognava di instillare nel pubblico un desiderio che non aveva con il marketing. Il governo danese ha ben altri mezzi e il mercato lo vuole manipolare con una tassa. È notizia di fine giugno l’approvazione di un’imposta annua di 672 corone (poco meno di 90 euro) per ogni capo di bestiame a partire dal 2030. Secondo il governo, l’imposta è una compensazione per le emissioni gassose della zootecnia, mentre i relativi proventi saranno reinvestiti a sostegno della transizione green. Ma appare evidente (lo era sin da quando di questo balzello si è cominciato a parlare) che la tassa danese si inserisce nel solco di quelle sul tabacco e sullo zucchero. Dei sovrapprezzi, cioè, imposti allo scopo di rendere meno convenienti i consumi ritenuti dannosi per la salute pubblica. Copenaghen, insomma, vuole convincere i danesi a mangiare meno carne con una gabella. Ma il mercato alimentare non vuole essere né manipolato né zavorrato, bensì lasciato libero di orientarsi verso il prodotto migliore.

in foto il McPlant di McDonald’s

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