Tessuti delle vele delle imbarcazioni, vecchi copertoni e ritagli di pelle di un salottificio. Insomma, materiali dismessi. Sono le materie prime con cui Kruza, una piccola azienda cilena, realizza le sue calzature. I fondatori del brand sono Benjamin Moreno, Cristobal Arancibia e Felipe Arrigorriaga. Due ingegneri e un pubblicitario. “Pensiamo come dare un contributo al mondo, sia all’ambiente che alle persone” spiegano i tre raccontando come è nata l’idea. Un’intuizione divenuta un primo oggetto concreto grazie a un corso di progettazione dove hanno imparato a conoscere i diversi materiali.
Materiali dismessi
Tutto ciò che gli altri scartano può diventare nuova materia prima. Per questo i tre imprenditori hanno iniziato a mettere da parte pezzi. Si trattava innanzitutto di ritagli di pelle a cui poi sono stati aggiunti i tessuti delle vele delle barche e dei parapendii dismessi, nonché la gomma di vecchi copertoni. Con il tempo e i contatti, Kruza ha individuato dei fornitori stabili. Per la pelle hanno scelto l’azienda di mobili Rosen, che invece di buttare i ritagli scartati durante la produzione di poltrone e divani li consegna una volta la settimana al laboratorio cui si affida Kruza. Un piccolo calzaturificio attivo da oltre 30 anni dove avviene una parte della produzione. Un secondo laboratorio a Peñaflor segue invece le altre fasi.
Produzione ininterrotta
Dietro la scelta di suddividere le fasi dei processi di produzione, più che una questione vi è ancora una ragione etica. Negli ultimi anni molte aziende calzaturiere e altre dell’indotto hanno vissuto momenti molto duri. Si sono trovate incapaci di fronteggiare la presenza crescente sul mercato locale di prodotti importati dalla Cina. Molti hanno chiuso, altri stanno resistendo. Altri ancora vedono un futuro grazie alle commissioni di Kruza e a quella pelle recuperata altrimenti destinata al macero. (art)
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