Un altro (l’ennesimo) caso esemplare di circolarità della pelle. Arriva dalla Svezia e vede protagonista il brand Deadwood. In altre parole, Deadwood recupera scarti e sfridi lungo tutta la filiera della pelle. E li trasforma in capi di abbigliamento (soprattutto), ma anche in accessori di pelle. Collezioni limitate (nei volumi), ma ad alto valore aggiunto (qualitativo e sostenibile).
Il caso esemplare di Deadwood
“La produzione scarta una significativa percentuale di pelle dopo la concia o il taglio. In alcuni casi, eliminano i pellami per piccole imperfezioni che possiamo facilmente ritagliare. Buona parte dei rifiuti della produzione finiscono in discarica. E questa è la nostra miniera d’oro” racconta a vogue.es Felix von Bahder che, insieme a Carl Ollson, ha fondato Deadwood.
Non solo belli
Deadwood ha iniziato la propria attività recuperando vecchie giacche da motociclista. Nei laboratori dell’azienda gli operatori smontavano i capi, salvavano il salvabile e le ricucivano. Poi hanno iniziato a recuperare sfridi da concerie e aziende di pelletteria. “Ci sforziamo di essere sostenibili in tutto ciò che facciamo e questo significa utilizzare materiali che altrimenti vedremmo in discarica”, spiega von Bahder.
Il fattore “durabilità”
“Naturalmente – continua l’imprenditore svedese – anche la durabilità è una nostra grande preoccupazione. Dobbiamo creare capi che resistano alla prova del tempo e che meritino davvero un intervento di riparazione quando serve. Ma sostenibilità significa anche provare a creare un design senza tempo, capace di invecchiare bene”. E quale materiale migliore della pelle per raggiungere questo obiettivo?
Immagini tratte da deadwoodstudios.com
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