Contro Stella e il qualunquismo: la protesta di UNIC sul Corriere

Contro Stella e il qualunquismo: la protesta di UNIC sul Corriere

La firma è quella di Giusi Ferrè e la testata è il Corriere della Sera, nella sua sezione L’Economia. L’argomento, come recita il titolo dell’articolo, è “La protesta dei produttori di pelle: la nostra è economia circolare”. Anche il Corriere, dunque, accoglie la voce di UNIC – Concerie Italiane nel suo (necessariamente ruvido) contrattacco alle recenti provocazioni di Stella McCartney e a tutto il qualunquismo che rischia di soffocare il mondo della pelle e l’eccellenza dell’industria conciaria italiana.

La protesta di UNIC sul Corriere

Inevitabilmente, il punto di partenza sono le sparate di Stella McCartney alla recente COP26. Provocazioni aggravate dal lancio di una petizione online per alienare pelle e pellicce dal mondo della moda, “perché sono inutili, inquinanti e costose”, cita il Corriere, ricordando come la stilista britannica, promuova, tra gli altri, materiali ricavati dal micelio dei funghi. I quali sarebbero “straordinariamente ecosostenibili”. “Le sperimentazioni sono interessanti – ribadisce sul Corriere Fulvia Bacchi, direttore UNIC – e hanno una ragione di esistere, ma non possono essere annunciate come alternativa alla pelle perché non garantiscono le stesse prestazioni. Malgrado definizioni fuorvianti come eco-pelle e pelle vegana. Una casa di moda ha perfino lanciato le scarpe animal free con l’avvertenza di non sporcarle, non bagnarle, non sottoporle a fonti di calore. E questa sarebbe sostenibilità?”.

 

 

Ripetere all’infinito una sacrosanta verità

Il Corriere, dunque, si allinea a molti altri media nel dare spazio alla necessità dell’industria conciaria italiana di ripetere all’infinito una sacrosanta verità per abbattere il drammatico qualunquismo che circonda la sua attività. “Finché ci sarà l’industria della carne, si dovranno recuperare le pelli – ribadisce Bacchi -. Anche questa è economia circolare. Se non le recuperiamo noi, che fine farebbero? Bruciate o nelle discariche. Che impatto avrebbero sull’ambiente?”. Il Corriere ricorda, poi, che “UNIC declina l’ottica clean nell’impatto ambientale con politiche energetiche adeguate”. Per esempio, “il grande progetto di riconversione industriale avviato in Veneto per arrivare a una concia a impatto zero”. Tradotto, “significa – spiega il direttore UNIC – depurazione delle acque, riduzione dell’energia e dei prodotti chimici. Il 75% degli scarti di questo processo produttivo viene poi recuperato e utilizzato per altri settori, come la cosmetica e l’agricoltura”.

Contro il qualunquismo

Il Corriere conclude, infine, ricordando che lo “scorso settembre, UNIC e ICEC (Istituto di Certificazione della Qualità per l’Industria Conciaria, ndr) hanno avviato una partnership strategica con WWF”. Obiettivo: “Promuovere il miglioramento continuo delle pratiche di sostenibilità in modo aperto e collaborativo per rielaborare dati tecnici e scientifici sulla deforestazione, la tracciabilità delle materie prime, la protezione dell’ambiente e la gestione dell’acqua”. Senza dimenticare la sottoscrizione, insieme ad altre 30 sigle internazionali della pelle, del Leather Manifesto inviato a COP26. Perché, ““Se prodotti in maniera eticamente corretta, pelle e cuoio oltre a essere facilmente disponibili sono un importante sostituto dei combustibili fossili, riducendo la necessità della loro estrazione e trattenendo più carbonio nel suolo”.

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