Cosa non convince della proposta UE contro la deforestazione

Cosa non convince della proposta UE contro la deforestazione

L’orizzonte più ampio è quello del Green Deal europeo. Al suo interno, la Commissione UE ha pubblicato alcune iniziative, tra cui una proprio non convince. In altre parole, questa proposta, come spiega UNIC – Concerie Italiane, riguarda un “Regolamento che mira a garantire che i prodotti commercializzati all’interno del mercato UE non contribuiscano alla deforestazione e al degrado delle foreste”. Come? Vietando l’import di prodotti realizzati in terreni deforestati e degradati a causa dell’espansione agricola legata alla produzione di alcune materie prime”. Per esempio: carne, legno, olio di palma, soia, caffè, cacao. Ma c’è di più e qui arriva l’inciampo: sarebbero vietati anche “alcuni loro derivati, incluse le pelli”.

L’iter della proposta

Prima di tutto, va detto che questa proposta “dovrà essere discussa dal Parlamento Europeo e approvata dagli Stati membri. Solo se e quando questi avranno raggiunto un accordo, le regole potranno entrare in vigore”. L’iter potrebbe richiedere fino a due anni. Ma questi sono dettagli burocratici. Ben diversa è la criticità di una simile proposta che, si legge, non vuole imporre “divieti su prodotti, Paesi specifici e produttori che riescano a dimostrare di realizzare prodotti a deforestazione zero”.

 

 

Cosa non convince

Spiega UNIC che, nei mesi scorsi, insieme a Cotance (la confederazione europea del conciatori), “avevamo partecipato alla consultazione pubblica sul tema”. Occasione utile per “far presente ai consulenti incaricati del monitoraggio e ai rappresentanti di alcuni Stati membri i progetti e le attività della nostra industria (anche in ambito di certificazione) per evitare che le pelli utilizzate potessero arrivare da zone a rischio deforestazione. In questa occasione è stato più volte sottolineato come qualsiasi eventuale misura commerciale comunitaria in tal senso avrebbe avuto conseguenze pesantissime per l’industria conciaria italiana ed europea e non avrebbe sortito effetti positivi nel contrasto alla deforestazione”.

La pelle non ci sta

La mossa di Bruxelles preoccupa. UNIC, infatti, sottolinea che il fatto di inserire pellami, pelli e cuoio tra i “beni rilevanti” di questo Regolamento, probabilmente non salverebbe nemmeno un albero, perché l’allevamento non è “guidato” dalla produzione di pelli, come dimostra il recente studio statunitense di Brewster e Swanser, che vale anche per il Brasile”. Questo però non significa sottovalutare il problema. Anzi. “L’industria conciaria non vuole essere collegata a pratiche potenzialmente insostenibili. Ecco perché lavora con importanti ONG su progetti e strumenti per ridurre al minimo il rischio di approvvigionarsi di pelli da aree deforestate per molti anni”. Un fraintendimento, quello di Bruxelles, che apre scenari complessi e pericolosi per la pelle e tutta la sua filiera, e sul quale UNIC e Cotance promettono di non abbassare la guardia.

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