Da ultimo il governo brasiliano, che ha mosso i passi formali per chiedere all’Unione Europea il rinvio dell’EUDR. Del regolamento comunitario, cioè, che minaccia di condizionare pesantemente il commercio globale di un ampio novero di commodities, tra cui le pelli bovine. A giugno ha già intrapreso le vie diplomatiche Washington, mentre dalla stampa australiana rimbalza una certa insofferenza e sono già venti i Paesi che hanno fatto ricorso al WTO. Come hanno più volte denunciato anche le associazioni di categoria italiane (UNIC – Concerie Italiane in primis) e comunitarie (Cotance), il regolamento EUDR è condivisibile negli scopi, ma mal posto nel metodo e dalle conseguenze pericolose per le tempistiche. Ora che la fatidica data del 31 dicembre 2024 è dietro l’angolo, tutti i nodi vengono al pettine.
Il rinvio dell’EUDR
È stato un vertice bilaterale a Brazilia, racconta La Liberté, l’occasione per il governo Lula di manifestare l’esigenza “di rinviare” l’applicazione dell’EUDR. Che viene definito un regolamento “punitivo”, che “non rispetta la sovranità nazionale” e che pone “condizioni discriminatorie a Paesi” che hanno l’unica colpa “di essere coperti da foreste”. Il Brasile vive con “preoccupazione” l’avvicinarsi del 31 dicembre, per questo chiede il “rinvio” e “l’urgente revisione dell’EUDR”. È, con parole diverse, la stessa istanza manifestata dagli USA. Nonché la ragione della contrarietà dei Paesi, come vi raccontiamo nel numero di settembre del mensile La Conceria, che hanno fatto ricorso al WTO definendo il regolamento una “barriera tecnica al commercio”. La stampa internazionale racconta che anche il governo e le rappresentanze industriale del big oceanico mostrano insofferenza. Ora bisogna solo capire se a Bruxelles hanno intenzione di prendere atto della gravità della situazione.
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