È ora di finirla: Stella McCartney strumentalizza COP26 contro la pelle

È ora di finirla: Stella McCartney strumentalizza COP26 contro la pelle

La sconcertante strumentalizzazione di un evento globale come COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso a Glasgow. Ad attuarla, manco a dirlo, è Stella McCartney che alza la posta della sua fuorviante crociata mediatica contro la pelle lanciando una, a dir poco, discutibile e al tempo stesso drammatica petizione. Qualcosa contro cui occorre opporsi con forza, ad alta voce e rilanciando i contenuti del Leather Manifesto. Il documento, cioè, presentato sempre a COP26 da oltre 30 associazioni (tra cui UNIC – Concerie Italiane) per sottolineare la necessità di dare priorità ai materiali naturali nella battaglia per la sostenibilità.
Un documento che potete scaricare cliccando qui.

Stella McCartney strumentalizza COP26 contro la pelle

La stilista inglese, oltranzista della moda cruelty free, è stata coinvolta in alcuni panel di COP26 come parte di SMI (Sustainable Markets Iniziative) promossa dal Principe Carlo d’Inghilterra. Occasione “ideale” per allestire proprio a Glasgow la mostra Future of Fashion: an Innovation Conversation with Stella McCartney. Un’installazione (a destra nella foto) che “mette in mostra i materiali di prossima generazione che utilizzerà il marchio” (il non plus ultra della sostenibilità, a suo dire…) e all’interno della quale apre un nuovo fronte di guerra contro la pelle.

La petizione

Stella McCartney, infatti, ha invitato i delegati di COP26 e il pubblico a firmare una petizione per porre fine all’uso di pelle e pelliccia nella moda. È l’ennesimo sconcertante episodio di una crociata ideologica basata su presupposti privi di fondamento e fuorvianti. Primo fra tutti: credere di “risolvere il problema della zootecnia” facendo in modo di non recuperarne e trasformarne un suo rifiuto: la pelle. Come dire: si attacca la conseguenza del presunto problema e non la sua causa. Qualcuno spieghi a Stella McCartney che nel mondo la carne continuerà a essere consumata e che la pelle, grazie alla sua crociata, andrà dismessa generando un impatto ambientale che l’industria conciaria, invece, risolve alla radice.

Condividete il Leather Manifesto

L’aggressività del populismo veg di Stella McCartney è nota e preoccupante. Nessuno le va a chiedere di smettere di produrre i volumi delle sue collezioni con materiali discutibili sotto il profilo sostenibile e delle performance. Ma di farla finita con una costante e contraddittoria denigrazione di un materiale naturalmente circolare come la pelle, quello sì: adesso basta. Falla finita, Stella, perché, “fibre naturali, come pelle, cotone e lana, fanno parte del ciclo del carbonio biogenico: in quanto tali, sono costituite da carbonio già nell’atmosfera da millenni. Se prodotte in maniera eticamente corretta, le materie prime naturali sono un importante sostituto dei combustibili fossili e ne riducono la necessità di estrazione”. Non solo. Giunti a fine vita, “i materiali naturali prodotti correttamente si biodegraderanno, limitando il loro impatto e mitigando le emissioni nocive. Come l’inquinamento da microplastiche, spesso dovuto ai materiali sintetici”. Sono parole chiare e circostanziate: fanno parte del Leather Manifesto presentato a COP26. Condividetele il più possibile. Ora, più che mai, è urgente e necessario.

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