Un piano per la tracciabilità individuale dei capi di bestiame (per cominciare bovini, bufali inclusi) nel quale si sono impegnati, innanzitutto, il governo e, poi, stakeholder come CICB, l’associazione brasiliana della concia. È con una certa enfasi che il 17 dicembre a Brasilia hanno lanciato il programma per dotare il Paese verde-oro di un sistema utile a registrare e monitorare il percorso di vita del patrimonio zootecnico. Lo strumento rappresenta la risposta alla sfida della sostenibilità e serve, indirettamente, per reagire all’EUDR.
Per reagire all’EUDR
Ha un valore politico, oltreché tecnico, il fatto che il Brasile si sia mosso in autonomia sui temi della tracciabilità e, quindi, del contrasto ai fenomeni di deforestazione e degradazione ambientale. Il sottotesto è: “Sono missioni alle quali sappiamo rispondere da soli, senza diktat dall’estero”. Vale a dire: da Bruxelles. Il governo Lula è tra i firmatari delle tre lettere collettive con le quali i Paesi emergenti hanno chiesto alle autorità Europee non solo di posporre l’entrata in applicazione del regolamento anti-Deforestazione EUDR (risultato ottenuto). Ma anche chiesto di rivederne profondamente i criteri e i meccanismi, di modo che non si trasformino in una forma di ingerenza. E in una punizione per i Paesi ricchi di superfici boschive, nonché dipendenti dall’export di commodities. “Riconosciamo che le sfide ambientali valicano i confini nazionali – recita una delle missive indirizzata a Bruxelles da Brasilia –. Ma strumenti unilaterali, coercitivi e punitivi minano la fiducia negli impegni nazionali se utilizzati come giustificazione per l’imposizione di barriere commerciali”. L’UE, chiede insomma il Brasile, sappia ascoltare i partner.
In foto nel riquadro: al centro Carlos Fávaro (ministro dell’Agricoltura) con a destra José Fernando Bello (presidente esecutivo di CICB) e, a sinistra, Ricardo Andrade, che per l’associazione si occupa di sostenibilità
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