Se i governi e le industrie (inclusa quella della moda) sono impegnati nel contrasto al riscaldamento globale, i materiali naturali sono il loro principale alleato: in primis la pelle, che è sostenibile e naturale. In vista dell’edizione 2023 dell’United Nations Climate Change Conference (COP 28), che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, la filiera internazionale della concia, ICT in testa, presenta il Leather Manifesto. Firmano il documento 28 associazioni da tutto il mondo, tra cui UNIC – Concerie Italiane: “COP 28 riconosca l’impatto positivo di materiali naturali come la pelle su ambiente, persone e società”.
La pelle? Sostenibile e naturale
Soprattutto in Europa il legislatore sta mettendo il fashion system nel mirino. “Accogliamo con favore le nuove politiche e normative in Francia e nei Paesi Bassi, nonché le proposte legislative nell’Unione Europea e nel Regno Unito”, commenta il Leather Manifesto. Che guarda con favore al processo perché è il segno del “crescente riconoscimento della necessità di azioni utili a ridurre l’impatto della moda e del tessile”. Qui si impone la primazia della pelle. “Per raggiungere l’obiettivo si porranno maggiori requisiti legali per la riparabilità, il recupero e la circolarità: sono tutti ambiti in cui le fibre naturali, come la pelle, eccellono”.
Come si può essere green con la plastica?
Il problema, denuncia il documento, è che il mondo della moda va nella direzione opposta, senza che molti si accorgano del paradosso. Si assiste in certi ambiti, cioè, alla marginalizzazione dei materiali naturali (incluse lana e seta, ad esempio), a favore di tessuti sintetici. “Ci sono enormi volumi di pelli grezze inutilizzate – denuncia il documento: le potremmo trasformate in pelle sostenibile, da usare al posto delle alternative sintetiche derivate dai combustibili fossili”.
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