Dal 6 al 18 novembre è in corso a Sharm el Sheick COP 27, la convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. E non ci può essere vertice sulle politiche green per il pianeta senza che i grandi della terra abbiano la giusta considerazione del ruolo della concia. Per questo ICT (International Council of Tanners) pubblica il suo Leather Manifesto: “Una filiera della pelle che rispetti il ruolo della zootecnia nella rigenerazione del suolo – si legge –, che ne eviti lo spreco di un sottoprodotto e che porti alla produzione di prodotti a lunga durata aiuta a limitare i danni dei materiali sintetici a base di combustibili fossili”.
Un manifesto per COP 27
Dai grandi della concia ai grandi della terra. Hanno sottoscritto il Leather Manifesto di ICT, tra gli altri, UNIC – Concerie Italiane, Cotance (sigla che rappresenta a livello comunitario le associazioni nazionali della concia) e LHCA (federazione delle concerie e dei trader statunitensi). Come già capitò nell’ambito di COP 26, quando conobbe (a proposito di moda e design) una certa vetrina la proposta vegana di Stella McCartney, la priorità del Leather Manifesto è ristabilire la natura circolare della concia.
Bando al sintetico
Il Leather Manifesto intende evitare che si pensi che i materiali alternativi siano la soluzione. Già adesso “ogni anno circa 120 milioni di pelli, equivalenti a quasi 600 milioni di metri quadrati di materiale, finiscono in discarica – recita il documento –. Ne derivano quasi 15 milioni di tonnellate di emissioni di CO2”. Il problema è che, continua ICT, l’industria sostituisce il materiale naturale “con alternative sintetiche derivate da combustibili fossili”. Per questo il Leather Manifesto chiede a COP 27 il sostegno alle fibre naturali, alla metodologia LCA e alla “moda lenta”.
In foto, dai social, l’intervento del premier Meloni
Leggi anche:
