Diceva quel tale che la storia si ripete sempre due volte: “La prima come tragedia, la seconda come farsa”. E così London Fashion Week, che nel 2018 ha proibito ai partecipanti di sfilare con capi in pelliccia, ora si ripete mettendo al bando le pelli esotiche. Dal 2025, cioè, non potranno calcare le passerelle londinesi abiti o accessori in coccodrillo, serpente e alligatore. Un bando che i promotori del British Fashion Council definiscono “sostenibile”. Ma che gli esperti etichettano come “ridicolo”.
La solita tiritera
Sappiamo bene con quale facilità a volte brand o associazioni ricorrano a scelte tranchant per mandare messaggi suppostamente green. Ma, nei fatti, solo ammiccanti a un certo immaginario veg. Da facili a faciloni, però, il passo è breve. Gli scienziati di IUCN (International Union for Conservation of Nature) sono su tutte le furie e non hanno esitato a definire dalle colonne del Guardian la scelta di BFC non solo sbagliata e mal informata, ma “ridicola”. Le pelli esotiche sono più sostenibili delle alternative sintetiche e, oltretutto, creando incentivi economici intorno alla cura di specie selvatiche (non a rischio estinzione) ne favoriscono la conservazione: “È legittimo che a qualcuno non piaccia l’idea di utilizzare materiali animali – commenta Daniel Natusch, presidente del gruppo Serpenti di IUCN –. Ma non si dica in giro che è una questione di sostenibilità. Se gli stilisti (gli stessi che avrebbero sostenuto il bando, ndr) fossero informati, indosseremmo anche le mutande in serpente”.
Il senso della conservazione
Il problema, denunciano apertamente da International Leather Makers gli stessi scienziati di IUCN, è che i vertici di BFC prima di prendere una decisione del genere non hanno ascoltato il parere dei tecnici, ma solo di certe ONG animaliste. Se avessero consultato i primi, conoscerebbero tutte le implicazioni naturalistiche e sociali della filiera del pitone o dell’alligatore. Affidandosi ai secondi, hanno perso la possibilità di considerare “tutte le sfumature” della questione. È come se, a proposito di cambiamento climatico, si fosse preferito consultare “i negazionisti” anziché gli “scienziati del clima”: “È ora che l’industria della moda smetta di prestare il fianco a chi fa disinformazione – concludono –: il bando alle pelli esotiche non è fare sostenibilità”.
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