La ricerca di materiali alternativi e innovativi per Kering ha un nemico numero uno: il poliuretano. A dichiararlo è stato Christian Tubito, direttore del Material Innovation Lab (MIL) del gruppo del lusso, nell’ambito dell’evento Future for Fashion (14-15 marzo a Firenze). L’hub che Tubito dirige si occupa di “supportare i marchi del gruppo nello sviluppare materiali alternativi e sostenibili”, come spiega lui stesso. “Per definire cosa sia sostenibile abbiamo una serie di certificazioni a cui facciamo riferimento”, specifica. Ma la notizia, al di là di tutto, è l’ammissione pubblica di una realtà già ben nota nel settore. “Il materiale più complicato a cui trovare un’alternativa è il poliuretano”.
Il poliuretano non è riciclabile
Quando la moderatrice dell’evento, la giornalista Maria Silvia Sacchi, chiede a Tubito di spiegare l’utilizzo del poliuretano ai giovani in collegamento con il live streaming mandato in onda su Vanity Fair Italia, il direttore del MIL di Kering fa riferimento alle imitazioni della pelle. “È il materiale che viene utilizzato dei materiali tipo simil pelle, quella che è chiamata vegan leather, termine che a me non piace” e che, soprattutto, è vietato per legge. L’outing più sostanziale arriva, però, in chiusura di intervista. “Si stanno cercando delle alternative – afferma -, ma è molto difficile perché, anche se spesso c’è un match con materiali di origine vegetale, la difficoltà è che il poliuretano non è riciclabile”.
Material Innovation Lab
L’hub di Kering (nella foto, tratta da kering.com) dedicato ai materiali ha il ruolo di vagliare le novità, le start up innovative che propongono soluzioni per quanto riguarda appunto i materiali. L’obiettivo è individuare i progetti più interessanti “per evitare che si perda tempo con idee che poi non sono sostenibili – spiega Tubito – sia da un punto di vista ambientale, ma anche finanziario”. Cosa sta cercando Kering in ambito materiali? “Io credo molto in tutte le innovazioni che prediligono la riduzione delle risorse, come acqua o prodotti chimici”. Tra i progetti che Tubito preferisce c’è anche il riciclo chimico. “Credo molto nel futuro del riciclo chimico – spiega -. Ci sono delle tecnologie, ad esempio, che sono in grado di riciclare dei tessuti per ottenere nuove fibre che mantengono la qualità. Una soluzione che ci è molto utile”.
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