La testata tedesca Öko-test ha scelto un campione di analisi che fosse il più trasversale possibile, per quanto infinitesimale rispetto alla mole di prodotti offerti dall’e-commerce cinese. Per questo ha ordinato online più di venti prodotti di Shein tra capi d’abbigliamento e accessori per uomo, donna e bambino, per poi sottoporli ad analisi laboratoriali. Come racconta il Corriere della Sera, i risultati sono inclementi: solo un terzo dei prodotti è risultato adeguato agli standard di sicurezza, mentre negli altri le indagini hanno rilevato la presenza di sostanze tossiche.
Che cosa c’è sui prodotti di Shein
Sulla sicurezza (sociale e ambientale, oltreché sanitaria) dei capi dell’instant-fashion cinese ci sono sempre stati sospetti. Il lavoro di Öko-test pare confermare che non si tratti di un mero pregiudizio. Wired riepiloga con dovizia di particolari che un abitino per neonati ha rilasciato antimonio (i cui residui possono essere assorbiti dalla pelle e rivelarsi tossici una volta entrati nel flusso sanguigno) in una soluzione che simula il sudore. Mentre in un paio di sandali da donna hanno identificato ftalati (che possono avere conseguenze nefaste sulla fertilità femminile e sulla salute dei feti) in quantità superiori 15 volte i limiti ReACH.
Non è l’unico colpo
Non è l’unico colpo all’affidabilità dell’istant fashion cinese. È di metà agosto la notizia che le autorità della Corea del Sud hanno sottoposto ad analisi 144 articoli di Shein, Temu e AliExpress: “Molti non hanno soddisfatto gli standard di legge”, scrive Le Monde. La quantità di ftalati in un modello di scarpe Shein, per rimanere all’esempio delle calzature, era 229 volte superiore al limite imposto dalla legge coreana. Mentre in un paio di sandali Temu c’era una concentrazione di piombo 11 volte maggiore il tetto previsto dalla legge. “Lavorano a stretto contatto con laboratori di analisi internazionali per eseguire regolarmente test di campionamento – ha risposto Shein all’agenzia di stampa AFP – per garantire che i prodotti soddisfino gli standard di sicurezza dei prodotti”. I dubbi sulla validità del processo, però, restano.
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