“Made in”, il Nord Europa alza le barricate

Rischia di non valer nulla il voto a larga maggioranza dello scorso 15 aprile con cui il Parlamento Europeo diede il via alla proposta Tajani-Borg per l’obbligatorietà del marchio di origine. Germania, Gran Bretagna e Paesi scandinavi hanno infatti presentato alla Commissione Ue (direzione generale Industria) una richiesta di valutazione d’impatto su costi e benefici della norma. Questa richiesta, se assecondata (e alla Germania è difficile dir di no), comporterà come minimo un allungamento dei tempi per l’approvazione da parte del Consiglio Europeo, cui spetta l’ultima parola sul “made in” obbligatorio, che il fronte dei sostenitori contava di ottenere entro il semestre di presidenza italiana. Da qui a dicembre però sarà difficile andare al voto, considerando la spaccatura all’interno del Consiglio tra Paesi manifatturieri del sud Europa e importatori del nord. Siamo allo stallo. Il quotidiano Il Sole 24 Ore riporta oggi l’indiscrezione, citando fonti ministeriali, su un incontro tenutosi lo scorso 20 luglio tra il ministro Guidi e i colleghi di Francia, Spagna e Germania: quest’ultimo si sarebbe detto contrario a ogni ipotesi di accordo sull’etichetta obbligatoria. (ag)

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