“Può una borsa salvare il mondo?”. È la domanda di apertura di “Made to Last”, il manifesto di Mulberry per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2035. Il piano ha l’ambizione di intervenire anche a monte della filiera. Mulberry, infatti, prediligerà l’approvvigionamento da selezionate concerie locali per inseguire un approccio “a chilometro zero” e ridurre così i trasporti e le relative emissioni di carbonio.
Salvare il mondo
Con “Made to Last” Mulberry si impegna a creare catene di approvvigionamento “iper-locali e iper-trasparenti”. “Stiamo lavorando in collaborazione con concerie leader del settore – scrivono – per sviluppare la pelle a più bassa impronta di carbonio al mondo, proveniente da aziende agricole attente all’ambiente”. Nei prossimi mesi, il brand britannico lancerà le prime borse che rispecchiano il concetto “dalla fattoria al prodotto finito”. Una filosofia che Mulberry ritiene essere il suo futuro. Prossimamente, Alexa, la borsa iconica del marchio, potrebbe non essere semplicemente “sostenibile”, ma avere un impatto positivo. “Il mercato è sempre alla ricerca di pelle, quindi ci siamo detti: usiamo pelle a bassa impronta di carbonio, ed eliminiamo tutte le zone grigie nella nostra catena di approvvigionamento” spiega Thierry Andretta, CEO dell’azienda britannica, a Fashion Network.
Le cose da fare
Nell’elenco delle cose da fare c’è anche il potenziamento dei programmi di riparazione e riacquisto. Il marchio, che oggi ripara e rinnova oltre 10.000 borse all’anno, offre già una garanzia di riparazione a vita, possiede un archivio di pelli, tessuti e componenti metallici risalenti a oltre 35 anni fa. “Per noi, questo non è un nuovo modello di business” dice Andretta al magazine Edie . Il brand si è impegnato con Mulberry Exchange, piattaforma che distribuisce modelli di seconda mano. (mv)
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