Al principio fu il Pandoro-gate, con i relativi danni di reputazione e cascami giudiziari. Poi è arrivata la separazione, mediatica tanto quanto può esserla quella tra due personalità in vista. Povera Chiara, anzi Povera Ferragni, per non prenderci una confidenza che non abbiamo. Mentre è impegnata a traghettare verso porti sicuri imprese e famiglia, si trova a dover far fronte pure alle pressioni vegane. Già, perché PETA con il solito pietismo ricattatorio strumentalizza due conigli (chiamati Chi e Fer) per spronarla alla conversione animal-free.
Povera Ferragni
Chi ha seguito, anche solo distrattamente, la carriera di Chiara Ferragni sa quanto l’influencer-imprenditrice apprezzi il prodotto in pelle (fino a entrare nel board del gruppo Tod’s, che ne fa eccellenza). E quanto non abbia temuto di esporsi al pubblico dei social con capi in pelliccia (purtroppo il conformismo del “popolo del web” ha trasformato la pelliccia in un attributo per VIP coraggiosi, come Rihanna). Ecco, a proposito di popolarità quelli di PETA avranno pensato che l’attuale debolezza mediatica sia il momento migliore per arruolare anche Ferragni tra le proprie fila. Come? Parlandole di conigli da salvare dalla moda. “La ragazza è in crisi di consenso – si saranno detti – e può essere finalmente attratta da una svolta vegana a fin di marketing”. Un tempismo che parla molto più dei metodi di PETA, che dell’etica di Ferragni.
In foto a sinistra Chiara Ferragni, a destra il post di PETA
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