Un connubio mai visto prima. Unendo pelle e fibra di carbonio, Enrico Raimondo crea borse, calzature e accessori. Ma anche bottiglie per il vino, tazze, flûte e pentole utilizzabili sui piani ad induzione magnetica. Un prodotto innovativo e totalmente sostenibile, dato che l’artigiano veneto realizza i suoi prodotti impiegando gli scarti di produzione di concerie e aziende ad alta specializzazione nel settore dell’aeronautica e racing. “Sono scarti per modo di dire – sottolinea lui dal laboratorio di Montecchio Maggiore (Vicenza) -. È infatti materiale di prima scelta, ritagli o avanzi di produzione, che poi eseguo a mano uno ad uno, rendendo unico ciascuno di essi”.
Enrico Raimondo, come ha iniziato questa avventura imprenditoriale?
Tutto nasce nel 2015, quando lascio il posto fisso per rincorrere il mio sogno. In quell’anno ho realizzato il primo oggetto in fibra di carbonio certificato per contatto alimentare: una borraccia per biciclette. Tre anni più tardi ho iniziato con gli accessori moda, unendo la fibra di carbonio con la pelle. Sempre nel 2018 ho creato il primo paio di calzature con questo stesso binomio.
Come avviene questa combinazione tra due elementi così diversi?
Nel corso degli anni ho studiato i materiali, sviluppando e depositando alcuni brevetti. In particolare, ho brevettato il metodo per cucire insieme la pelle con la fibra di carbonio. È un processo che svolgo a mano, utilizzando poi una macchina da cucire. Questo vale sia per le borse, che per le scarpe. Nella fattispecie forando a mano la fibra di carbonio con la suola e poi cucio sempre a mano unendo la pelle con ago e filo.
Quello dell’artigianalità non è però l’unico valore aggiunto dei suoi prodotti, che nascono dal recupero di scarti.
Sì, io realizzo la vera economia circolare. A fornire la pelle è la conceria Leonica di Lonigo, fiore all’occhiello del distretto conciario vicentino. Mentre la fibra di carbonio arriva dalla Compositex di Vicenza, azienda internazionale che opera per racing, aerospaziale, automotive, ciclismo ecc. In entrambi i casi recupero scarti, avanzi di lavorazione di materia prima di alcuni processi. O, nel caso delle pelli, anche intere pelli con dei difetti che io posso ritagliare. Quindi tutto materiale di prima scelta.
Quali sono i vantaggi?
Il primo e il più evidente è la tutela ambientale. Con la mia produzione evito infatti di dover smaltire del materiale, che tra l’altro viene considerato rifiuto speciale, riducendo significativamente l’impatto ambientale. Dall’altro creo prodotti unici al mondo con due nuovi materiali ad impatto zero, fatti a mano, che uniscono il lusso della pelle con la resistenza e la leggerezza della fibra di carbonio.
Come ha reagito il mercato quando ha iniziato l’attività commerciale?
Molto bene, anche perché io ho la possibilità di creare pezzi personalizzati e quindi unici non ripetibili. Allo stesso tempo sono in trattativa con alcune aziende del lusso e un’importante cantina con la quale avviare delle collaborazioni a livello mondiale uniche nel loro genere. (art)
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