Patti chiari, amicizia lunga: non vogliamo dare la colpa della confusione che avvolge la moda alle testate che stiamo per citare. Vogliamo raccontare un movimento oscillatorio. Vogliamo parlare di quei media che, appena arrivano, plaudono le svolte veg. E poi, solo quando gli equilibri della supply chain sono cambiati, si fanno le domande che si sarebbero dovuti porre subito. Sapete a che cosa facciamo riferimento, perché succede da anni e capiterà ancora. Quando un brand o un designer rinuncia a un tal materiale di originale animale (vendendosela come una scelta sostenibile), i giornali ci sparano titoloni enfatici. Quando gli armadi della gente sono pieni di capi sintetici, nelle redazioni si chiedono se tanta plastica sarà poi sostenibile.
Prima plaudono le svolte veg
Capita, ad esempio, che l’edizione britannica di Huffington Post metta i lettori in guardia sulla cosiddetta “vegan leather”. Proprio quando PETA annuncia che, vinta la battaglia sulla pelliccia (anche grazie alla compiacenza dei media generalisti), può concentrarsi su pelle e lana, aggiungiamo noi. HuffPost, dicevamo, spiega che non è semplice assumere la pelle vegana come più sostenibile di quella naturale, perché nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di materiale plastico. Pur in un pezzo dove si interpellano intellettuali veg, ma non operatori della filiera della pelle, riesce a suggerire che è meglio comprare prodotti usati in pelle vera, che spendere in nuovi accessori sintetici.
La povera pelliccia
E che dire della pelliccia, il materiale più bistrattato dai media? Tutti gli stilisti sanno che, se si decidono a mollare il pelo naturale, avranno i propri cinque minuti di standing ovation. Dal momento che i brand, però, non hanno rinunciato alle volute di pelo, bensì le hanno sostituite con volumi di plastica, il magazine Dazed si chiede se il rimedio sia peggio del danno. “Ma non è che la pelliccia finta è peggio della vera?”, titola il focus. “Che la moda preferisca il fake è una buona notizia per gli animali – si legge –, ma rimangono da affrontare i quesiti sul suo impatto ambientale”.
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