Ce lo ripetono come un mantra, ma non ci convincono. Non possono, del resto, perché l’ipocrita idea che l’elettrico sia green di natura nasconde lati oscuri sconcertanti. Eppure, nel mondo dell’auto il marketing ha deciso di falsificare l’equazione, sostenendo che se un’auto è elettrica allora è green di natura e per essere davvero green deve essere anche veg e, quindi, non montare interni in pelle. È una storia vecchia come l’elettrico e che ormai ha stancato e puzza, visto che nasconde (molto male) nell’armadio cadaveri dei quali, un po’ alla volta, si inizia a parlare. Come abbiamo fatto noi nell’ultimo numero del nostro mensile, intitolato “Pelle”. E come ha fatto, con una potenza di fuoco “leggermente” maggiore della nostra, Report, nella puntata andata in onda domenica 12 novembre.
Green di natura?
“È stato Elon Musk – scriviamo – a saldare in un certo immaginario l’idea che un’auto elettrica debba essere “vegana”. Però, a ben vedere, non sono certo i rivestimenti a fare la differenza nel carbon footprint di una Tesla”. Infatti, secondo Fortune, le incongruenze sono tante e gravissime. “Un’auto elettrica di piccola cilindrata lungo tutto il suo arco di vita (produzione, utilizzo e manutenzione) comporta emissioni per 38 tonnellate di Co2. Una di grandi dimensioni sale fino a 43 tonnellate, in stragrande maggioranza collegate alla produzione dell’elettricità necessaria ad alimentarne i motori. In questa cornice, è davvero un poggia testa foderato in plastica anziché in pelle una “risorsa green”?
Dall’Indonesia alla Germania
Tesla e altre case automobilistiche, racconta Report (cliccate qui e skippate a 4 minuti dalla fine), estraggono e trasformano il nichel delle loro batterie in alcune zone dell’Indonesia. Alcune, nel giro di 10 anni, le hanno devastate. Il servizio passa poi in Germania, nella regione di Brandeburgo, dove Tesla ha costruito una gigafactory, il suo più grande stabilimento in Europa. Inaugurato a marzo 2022, con “Elon Musk che improvvisa balletti” da supergiovane. “Per far posto ai 227.000 metri quadri dello stabilimento – dice Report – sono stati abbattuti 300 ettari di foresta”. Non solo, la gigafactory incide all’interno di “un’area di protezione dell’acqua potabile e ora è associata all’impoverimento delle acque e a sospetti di inquinamento delle falde”. Basta vedere l’immagine di Musk che risponde a chi gli fa notare questa “criticità” (nell’immagine, da uno screenshot tratto da Report), per capire che quella elettrica, più che una soluzione, è un’ipocrisia.
Qui per sfogliare il sommario di Pelle
Il mensile La Conceria è per abbonati: scopri le formule di sottoscrizione
Leggi anche: