Le multinazionali della moda sono gruppi industriali complessi. Ma, quando parlano di sostenibilità, tendono a concentrarsi su pochi tasti, sempre gli stessi: la plastica, su tutti. Per questo ci fa piacere che Alfonso Dolce, fratello di Domenico e CEO di D&G, annunciando i progetti del prossimo Rapporto di Sostenibilità parla di persone, soprattutto di persone. “È importante che tutti credano nel lavoro da fare, che ci sia il coinvolgimento di tutta la popolazione aziendale – spiega a MFF –. Vogliamo coinvolgere e formare il 100% del management e dei dipendenti”. Inclusi i fornitori: “La nostra filiera è fatta di oltre 200 realtà solo nel comparto moda – continua –. Con il nuovo piano di sostenibilità siamo noi che dobbiamo assumerci la responsabilità anche dei nostri partner, in una comunione d’intenti. Il nostro piano non è individualistico ma si aggancia al sistema Italia”.
Il Rapporto di Sostenibilità di D&G
Dunque, il gruppo milanese (1,26 miliardi di giro d’affari) prepara per il 2024 il suo bilancio di sostenibilità. Il piano è articolato su più fronti, come è giusto che sia. Si va dall’approvvigionamento energetico (100% da fonti rinnovabili grazie all’adesione al consorzio Re.crea), alla riduzione del 50% di plastica vergine negli imballaggi monouso, passando dall’utilizzo di oltre il 25% di materie prime chiave con minore impatto sull’ambiente. Ma Alfonso Dolce ci colpisce perché, a differenza di quanto fanno molti competitor, per larghi tratti parla di persone, ribadendo l’importanza della responsabilità sociale: “Da sempre il rispetto per i lavoratori e la passione per la manualità e la bellezza italiana sono parte del nostro DNA – sono le sue parole –. È un percorso avviato internamente circa 18 mesi fa e che ora assume una struttura con i partner che ci accompagneranno”.
I progetti
D&G, ricorda MFF, si impegna a formare i suoi 5.000 dipendenti, di cui 2.200 all’estero, coinvolgendo le università Ca’ Foscari e il Politecnico di Milano. “È un progetto che riconosce il peso della sostenibilità nella sua totalità, non solo nel processo di evoluzione del prodotto ma anche nel rapporto di collaborazione con fornitori, maestranze artigiane, innovatori e altri partner in un approccio inclusivo che vuole toccare tutto quanto ruota attorno a noi – conclude –. L’idea è rafforzare quello che è già innato. Si tratterà di omologare modelli e processi, acquistare materiali a basso impatto e quindi più costosi. Un onere che non vorremmo ribaltare sul consumatore. Anche per questo dobbiamo sostenere la filiera”.
In foto (d’archivio) Alfonso Dolce
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