L’ultimo numero del nostro mensile (La Conceria 11, novembre 2023) è intitolato Pelle, ma si conclude con un articolo che di pelle non parla. Zero, nemmeno una riga. Si intitola “Ammissione di insostenibilità” e, senza esplicitarlo, è dedicato a tutti quelli che sputano sulla pelle senza sapere cosa succede alla plastica. Sia chiaro: nessuno è così ipocrita da volerla demonizzare e da non ritenere che l’industria conciaria debba e possa essere sempre più universalmente green. Ma nel momento in cui abbiamo letto alcuni studi sulla produzione annuale di plastica e sulla favoletta (non a lieto fine) dei progetti circolari di recupero e riciclato, abbiamo strabuzzato gli occhi.
Sapere cosa succede alla plastica
Partiamo da qui: “Ogni anno si producono circa 430 milioni di tonnellate di plastica, più del peso di tutti gli esseri umani viventi. Un terzo di questo totale è costituito da quella monouso, mentre il 95% da quella da imballaggio è smaltito dopo un solo utilizzo”. Ma c’è di peggio. “Pur con tutti gli sforzi che l’industria della plastica ha fatto, fa e sta facendo per aprire nuovi orizzonti green alla sua produzione e al suo recupero, non se ne esce. Fino a che punto, lo spiegano – drammaticamente – i numeri raccolti e commentati da un’analisi pubblicata dalla MIT Technology Review, firmata da Douglas Main (ex redattore di National Geographic) e ripresa da Milano Finanza”.
Un elemento fisso del mondo
“Ciò che non viene riutilizzato o riciclato non si degrada chimicamente, ma diventa un elemento fisso del mondo”. Cioè: “Si frantuma per formare microplastiche, pezzi più piccoli di cinque millimetri di diametro. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno trovato quantità significative di microplastiche nelle zone più remote degli oceani, nella neve e nelle precipitazioni in luoghi apparentemente incontaminati in tutto il mondo, nell’aria che respiriamo e nel sangue umano, nel colon, nei polmoni, nelle vene, nel latte materno, nella placenta e nei feti”. Non finisce qui. “Uno studio citato da Main – scrive Milano Finanza – stima che una persona media consuma cinque grammi di plastica ogni settimana, per lo più dall’acqua. Circa il 95% dell’acqua del rubinetto negli Stati Uniti è contaminata”. Sempre negli USA, “ogni anno viene riciclato solo il 5/6% della plastica”.
Conclusione? Semplice. Drammaticamente semplice: “Alla plastica servirebbe una filiera circolare, ma nessuno ha mai pensato di costruirla”.
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