Un certo nonsense nel mercato della sostenibilità

Un certo nonsense nel mercato della sostenibilità

Non si può non notare un certo nonsense nel mercato della moda. Perché, da un lato, si osserva a tutti i livelli, dall’opinione pubblica al legislatore, una crescente aspettativa per la riforma sostenibile sistema produttivo e dei brand. Ma dall’altro, all’atto pratico dell’acquisto, si vede il successo clamoroso dell’instant fashion, come hanno ribattezzato il modello industriale di piattaforme come Shein e Temu. Ne parliamo sul numero di maggio 2024 nell’articolo dal titolo “C’è spazio per tutto: anche per i paradossi”. “Gli stessi consumatori che si dicono tanto green – si legge – comprano poi da brand che danno minori garanzie proprio nei termini della responsabilità socio-ambientale (per quanto impegnate a propria volta a redigere report di sostenibilità con obiettivi e risultati)”.

 

 

Un certo nonsense

È vero, il prezzo la fa da padrona. E in una società di consumi dove le persone sono invogliate a rinnovare spesso il proprio guardaroba, i modelli di business dell’instant fashion esercitano l’attrattiva che ha il miele per le mosche. Ma attenzione ad addossare tutte le responsabilità al consumatore, avverte la sociologa dell’università di Bologna Roberta Sassatelli. Non può essere il solo cliente a correggere l’industria globale della moda tramite lo shopping, è chiamata a rispondere la società come sistema.

Foto Shutterstock

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