Al diesel, alla pelle, alla pelliccia, alla plastica e all’agricoltura industriale. La ricerca di soluzioni facili ha spinto tutti fuori strada. Si sono persi di vista i valori più importanti: per l’industria, certo, ma anche per la società. Quali? La concretezza delle proposte e la coerenza coi risultati
LA COPERTINA
Le soluzioni facili hanno maggiore presa sull’opinione pubblica. Mentre l’ambientalismo assume prosa da propaganda millenaria. Chicco Testa spiega perché, oggi, il razionalismo non è più di moda
Quelli “concretamente green” dell’industria conciaria italiana sono analizzati e raccontati nella 16esima edizione del Rapporto di Sostenibilità redatto da UNIC-Concerie Italiane. E si allineano alle direttrici dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Cioè, agli SDGs: Sustainable Development Goals
Alla concia si chiede di stringere i denti e di mettere in campo tutte le proprie risorse. Perché il ritorno di stagioni positive non è poi così lontano
Liz Alessi, vice president con delega al Materials Development, ci definisce il senso, oggi, della pelle, in un mercato attento al processo e alle prestazioni, quanto al fashion
Un anno positivo. Per certe griffe, certi prodotti, certi fornitori. Ma il business è selettivo: super-polarizzato tra chi ce la fa e chi no
La sfida del lusso, a volerla ridurre ai minimi termini (o massimi, visti i valori in campo), finisce quasi sempre per essere giocata a Parigi
La cultura pop recupera i codici stilistici del passato. La moda segue la scia. Guadagna spazio l’abbigliamento in pelle, dall’alta moda in giù
La filiera della pelle è condannata a rimanere nell’ombra. Anzi, è chiamata a costruire una rete di valore e di conoscenza
Un anno di fatica, ma che può segnare la ripartenza del mercato della materia prima. Una conceria per il leader italiano della carne? Finora non ce n’è stato bisogno
State sereni: la giostra delle fantasiose alternative alla pelle non finisce mai di girare. Come sempre, designer e inventori da tutto il mondo lanciano sul mercato tessuti e prodotti ricavati da materie prime nuove, con qualità nuove, da lavorazioni nuove.
Aziende familiari ancora alle prese col passaggio di consegne dal fondatore ai figli. Dinastie che hanno già assistito alla staffetta tra più generazioni. Casate secolari. La filiera della pelle è composta da family business che quotidianamente si interrogano sul tema: quale assetto societario garantisce il futuro più solido all’impresa?
È ora che i family business cerchino nuovi partner? Un saggio dell’Università Cattaneo sull’impresa calzaturiera italiana solleva il quesito. La risposta non è la stessa per tutti
Il tessuto imprenditoriale italiano, in particolare quello dell’area pelle, si basa su una diffusa matrice imprenditoriale di famiglia chiamata, in questa fase storica, a decidere del suo futuro.
Far entrare (come spessissimo è già accaduto) le nuove generazioni. Lanciare la sfida del consolidamento aprendo il capitale a investitori esterni.
La filiera della pelle deve darsi la priorità dell'innovazione, perché è un percorso nel quale o si pone come protagonista attivo, oppure rischia di diventare oggetto passivo del protagonismo altrui.
Innovation Training (9-15 luglio) ha portato i conciatori europei a scoprire le eccellenze della ricerca di Boston e New York. Sembra un mondo lontano, non lo è
Alcuni dei protagonisti di Innovation Training raccontano la propria esperienza. A Lineapelle (2-4 ottobre) l’Innovation Square getta le basi per il futuro
La pelle e il suo processo sono intrinsecamente disruptive perché circolari per definizione. E a Lineapelle 97 un’area pensata per promuovere questa virtù spiega perché
Le griffe fanno da sole. Le scuole registrano il tutto esaurito. La domanda delle aziende aumenta. I corsi si moltiplicano e non sembrano bastare. Ma cosa pensa chi, studiando, ha trovato lavoro? E chi insegna? La storia di copertina di questo mese è dedicata a loro
Giorgio Testi è un “artigiano formatore”. Gira l’Italia e il mondo per spiegare tutto della pelle e di come “piegarla” alla propria idea creativa. Conosce molto bene il volto e le motivazioni di chi affronta laboratori, workshop e relativi percorsi di studi. Questa è la sua testimonianza