L’Italia è il primo Paese del G7 ad aderire alla Belt and Road Initiative. La firma del memorandum, però, è stata un terremoto politico
LA COPERTINA
La moda italiana non teme la concorrenza cinese, anzi. Ma, in vista della Nuova Via della Seta, chiede a Roma e a Bruxelles termini chiari per una concorrenza leale
La Cina non è più una minaccia per la moda italiana, anzi. Per questo la Nuova Via della Seta è un’opportunità: se ne convinceranno anche gli scettici. Parola di Mario Boselli
Autorità e associazioni di imprese cinesi rassicurano: «Non intendiamo competere, ma coesistere ognuno nel rispettivo ambito». Mentre per i clienti della Repubblica Popolare l’etichetta Made in Italy rimane imbattibile
Che fine ha fatto il medio? Stretto nella morsa della concorrenza asiatica e dei grandi gruppi, il segmento (in tutte le sue sfumature) è scomparso dai radar. A discapito della filiera della pelle
Il caso del calzaturificio Cerutti: scarpe italiane per il mass market che riescono a competere con il web e l’Asia nonostante «un dumping spaventoso». Come?
Danilo Aliti, dopo aver lavorato in gruppi del premium e dell’alto come Tod’s e LVMH, è approdato in Frau. Perché? È certo che sul mercato si stiano aprendo spazi nuovi
Il medio è morto: viva il medio. Un certo tipo di produzioni e la relativa serie di esperienze commerciali di successo, riescono ancora a crescere, ad avere successo, a ritagliarsi una solida fetta di mercato. Anche in Italia. Come Primadonna. E non solo
Uno potrebbe pensare (tra le tante possibili cose): «In questo modo si può continuare a cambiare senza aver paura di sbagliare: meno stagioni o senza stagioni è sinonimo di libertà». Un altro, invece, potrebbe dire: «Beh, senza stagioni può diventare un alibi per fare sempre la stessa cosa». Diego Della Valle, patron di Tod’s, invece,...
Stagioni sì, stagioni no, stagioni forse. Alla “provocazione” di Diego Della Valle rispondiamo dando voce a tutte le anime della filiera della pelle. E il risultato è meno scontato del previsto
La customizzazione di massa promette di liberare il processo produttivo dalla stagionalità delle collezioni e al contempo la filiera della moda dal rischio stock, fornendo al cliente una calzatura su misura. «Ora i tempi sono maturi»
Tradizionalmente associato Alla sapienza manuale, anche il lavoro nella filiera pelle-tessile- calzatura cambia sotto l’impulso della quarta rivoluzione industriale. Un progetto europeo spiega di quali figure professionali ha bisogno il settore
Rinunciare alle pelli esotiche è un gesto responsabile? No, perché si mettono a repentaglio progetti di conservazione e in ginocchio comunità locali. “Quella di Chanel è una scelta pigra”: Daniel Natusch di IUCN spiega perché
"Sono spesso strategie di marketing, non sono motivate da mancanza di fiducia nel settore. I principali marchi e gruppi del lusso cooperano con noi per raggiungere standard sempre più alti, superiori anche ai regolamenti", dice la Fédération Française des Métiers de la Fourrure
Intervista a Karl Flowers, direttore tecnico di Authenticae: "Sintetici e pelle, però, non si possono neanche confrontare quando si parla di fine ciclo, quando i primi necessitano di un enorme quantità di tempo per essere smaltiti"
Tanto ne dicono, poco ne sanno. Ma “i giovani”, secondo Francesco Morace, acquisiranno velocemente una maggiore consapevolezza della sostenibilità. Con una serie di conseguenze da tenere presente e valutare
Dai residui di concia alla quotazione in Borsa. Il percorso di SICIT 2000 dimostra come l’industria della pelle crei valore (a 360 gradi) anche dai suoi rifiuti
Elvis & Kresse è un brand di pelletteria fondato nel Regno Unito nel 2005 con la mission di riutilizzare i materiali. Dal 2017 è partner di Burberry in un progetto che dà nuova vita agli scarti di rifilatura
Cinque anni con un ritmo di crescita straordinario. Golden Goose “è diventato un’icona” e realizza le sue sneaker a mano, in Riviera del Brenta, dove l’anno prossimo aprirà un’accademia “per insegnare un saper fare che non va perso”
La calzatura sportiva come una religione: attira schiere di nuovi adepti, ma non a tutti garantisce l’accesso in paradiso. Tra questioni di prezzo e di brand, molti proseliti italiani finiscono per produrle all’estero oppure rinunciano e soffrono