Non è la prima volta che il Mar Rosso mette in crisi la logistica globale. Ma questa volta c’è il rischio che le conseguenze siano strutturali
LA COPERTINA
NON È PIÙ IL PROBLEMA DI QUALCUN ALTRO
È POSSIBILE METTERE IN SICUREZZA LE FABBRICHE?
IDEE E MODELLI PER GUARDAROBA IN TRASFORMAZIONE
METEOROPATIA DEI CONSUMI FASHION
All’inizio dell’anno, precisamente a febbraio, questo mensile è uscito con in copertina la parola “lavoro”, intendendo con essa tutto il lato formativo delle competenze necessarie alla filiera della pelle e della moda che esemplifichiamo nelle immagini di pagina 3, relative a corsi, laboratori e consegna di borse di studio. Necessarie al punto da far alzare...
La ricerca di giovani lavoratori è il cruccio non solo dell’industria della moda, ma dell’economia italiana tutta. Per questo saper rispondere per primi alle loro necessità rappresenta una sfida esistenziale per le imprese
La voce dei giovani che hanno scelto, dopo varie altre esperienze, di lavorare nella filiera della pelle dimostra che non basta l’incentivo economico per attrarre nuovi collaboratori, formandoli, spesso, da zero
Le ragioni per cui si abbandona un lavoro nella filiera della pelle sono tante, ma tutte connesse alla percezione della propria professionalità e al modo in cui viene valorizzata, all’esterno e all’interno dell’azienda
Le opportunità per chi esce dalle accademie di design ci sono. A patto, però, di avere una formazione non solo teorica e, meglio ancora, di essere sui territori
La prima sfida è arrivare all’attenzione dei ragazzi, ci raccontano le imprese. Una volta investito in comunicazione, tocca poi mettersi in competizione con i big sulle condizioni di lavoro: un’impresa difficile, ma non impossibile da vincere
Le PMI ci provano in tutti i modi, anche con bonus di benvenuto, ma assumere ragazzi disposti a lavorare in produzione resta difficile. Ingaggiarne di bravi, poi, ha del miracoloso. Tanto che qualcuno dice: «Preferisco riprendere i cinquantenni»…
Sul mercato del lavoro incidono due fattori. Uno è ciclico: ci sono più offerte che candidati. Il secondo è culturale: gli italiani hanno un pregiudizio negativo verso i mestieri artigiani
Anche a non volerlo, a queste condizioni, si diventa logorroici e ripetitivi, ma, d’altra parte, non lo si fa mica apposta. Da un lato possiamo ritenere che esserlo sia una necessità. Dall’altro, però, è anche una schiacciante schiavitù. Sono anni che va avanti così. Dati i continui attacchi populisti alla pelle di cui in particolare...
Da anni si dice che la pelle per il fashion system è una zavorra. Ciononostante, le griffe (le stesse che certi discorsi li assecondano per calcolo) non ne fanno a meno: e molti rimangono spaesati
Sbagliato pensare che la pelle sia un plus solo per il premium e il lusso: anche il medio l’apprezza e ci fa (crescente) affidamento. La sfida è rimanere entro i prezzi accettabili dal pubblico di riferimento
Scegliere la pelle è un atto innovativo, nonostante ci sia chi la ritiene un materiale “vecchio e statico”. Non è così. Nelle prossime pagine vi spieghiamo come e perché
Quello di Apple che all’improvviso diventa “leather free” è un caso esemplare. Molto interessante per le reazioni che opinione pubblica e media hanno avuto alla notizia
Angelo Cruciani è vegetariano dalla nascita e per il suo brand, Yezael, non ha mai usato la pelle. Lo scorso settembre, però, ha iniziato un nuovo percorso: «È stato un primo test, ma ho intenzione di crescere»