L’esperienza di Daniel Lee in Bottega Veneta e il modo in cui il brand lo ha sostituito insegnano che nella moda il talento non è tutto: altrettanto importante è il carattere
LA COPERTINA
Lo stilista americano fu l’artefice della rinascita di Gucci. Un’esperienza che lo consacrò nell’Olimpo dei fashion designer, ma avrebbe potuto anche bruciarne il futuro. Invece no
È arrivato a brillare nel cielo della moda, al punto di concentrare gli incarichi di direttore creativo e CEO di un brand come Burberry. Ma poi, come succede alle stelle, è esploso
La più eccellente e significativa è quella di Louis Vuitton che dalla scomparsa del direttore creativo del suo menswear, Virgil Abloh, datata novembre 2021, non l’ha ancora sostituito. E, a meno di smentite imminenti, non ha nemmeno fretta di farlo. E, come lui, parrebbero ragionare altri brand e griffe. Perché?
Il sistema della moda ha perenne sete di novità. E, per questo, di volti sempre nuovi. È una carriera dura, quella del creativo: perché si può finire alla ribalta e poi nel dimenticatoio in breve lasso di tempo
Si è spenta il 29 dicembre a 81 anni Vivienne Westwood. Icona punk, designer militante e dirompente, non ha mai rinunciato alla propria indipendenza
L’EQUILIBRIO / Parte prima. Abbiamo percorso il 2022 camminando bendati sul filo di una condizione di incredibile provvisorietà e precarietà. Eppure, ci eravamo illusi che non fosse possibile ritrovarsi nuovamente in questa condizione. Abbiamo iniziato l’anno col passo sicuro di chi, seppur ancora alle prese con la normalizzazione della pandemia e dopo due anni di...
La pandemia e poi la guerra hanno decretato il tramonto definitivo di una fase storica in cui i Paesi industrializzati rendevano disponibili i beni richiesti dal mercato facendoli produrre o semplicemente comprandoli in ogni angolo del mondo. E ora?
Quello di una volta non c’è più. Oggi i referenti produttivi di brand e griffe sono vere e proprie industrie che, prima ancora del prodotto, vendono servizi, controllano la produzione in modo scientifico, attivano Academy formative interne.
La tendenza (post-pandemica) a una ritrovata e aggiornata eleganza dona una speranza. Perché secondo gli analisti il trend porta con sé il maggiore impiego dei materiali nobili, come la pelle. Nella calzatura si intravede qualcosa. Ce n’è bisogno, dopo i danni della sneakerizzazione…
Quando si leggono i materiali promozionali delle griffe o gli interventi pubblici a proposito delle carenze di manodopera, si trova sempre lo stesso termine: «artigianato». Ma i luoghi di lavoro sono cambiati e, quindi, anche le competenze richieste al lavoratore e le caratteristiche del prodotto. Come fa il consumatore a distinguere le differenze?
Abbiamo iniziato il 2022 seduti su un divano particolarmente comodo. La pandemia aveva fatto rimbalzare in modo significativo i consumi di arredi domestici e, quindi, di pellami destinati alla produzione di imbottiti e poltrone
Certo, la congiuntura economica: l’inflazione non favorisce un prodotto alternativo più caro di quello che vorrebbe soppiantare. Ma ci sono anche questioni di mercato e di gusto. Il 2022 segna il fallimento dei veggie burger et similia
PRIMA DI TUTTO: perché quel che ci continua a sbattere in faccia la realtà è la consapevolezza che non solo del doman non v’è certezza, ma anche dell’oggi. Quindi, occorre avere molta cura a tutti i livelli della filiera dello straordinario momento di mercato che vive la pelletteria. È lei la chiave del successo e...
La pelletteria vive una lunga stagione di boom. E ha coinvolto la pelle, materiale nobile con il quale non ha mai interrotto il rapporto identitario che porta fin nel nome
La produzione italiana di pelletteria gode della super crescita delle vendite globali di borse e accessori, che prevedono di sfondare quota 100 miliardi nel 2027, dice lo studio The European House - Ambrosetti, presentato agli Stati Generali della Pelletteria Italiana il 18 ottobre
Bonino Napoli e Franzi 1864. Due casi paralleli di pelletterie che, ciascuna a suo modo, lottano per la propria posizione sul mercato
Storia di pelletterie che hanno avuto e continuano ad avere «incredibili prospettive di crescita», perché hanno saputo applicare su larga scala il processo artigianale di produzione
È la fotografia della toscana Industria Conciaria Masoni che nei prossimi mesi avvierà un nuovo stabilimento (il terzo) avendo la necessità di produrre il 35% in più di oggi
La quota di pelli prodotte in Italia per la pelletteria è passata dal 13% del 2001 al 30% del 2021. Una crescita esponenziale che, però, va letta con prudenza