La produzione italiana di pelletteria gode della super crescita delle vendite globali di borse e accessori, che prevedono di sfondare quota 100 miliardi nel 2027, dice lo studio The European House - Ambrosetti, presentato agli Stati Generali della Pelletteria Italiana il 18 ottobre
LA COPERTINA
Bonino Napoli e Franzi 1864. Due casi paralleli di pelletterie che, ciascuna a suo modo, lottano per la propria posizione sul mercato
Storia di pelletterie che hanno avuto e continuano ad avere «incredibili prospettive di crescita», perché hanno saputo applicare su larga scala il processo artigianale di produzione
È la fotografia della toscana Industria Conciaria Masoni che nei prossimi mesi avvierà un nuovo stabilimento (il terzo) avendo la necessità di produrre il 35% in più di oggi
La quota di pelli prodotte in Italia per la pelletteria è passata dal 13% del 2001 al 30% del 2021. Una crescita esponenziale che, però, va letta con prudenza
IN SENSO LETTERALE, perché, come dice il presidente UNIC – Concerie Italiane, Fabrizio Nuti, in un’intervista pubblicata da Il Foglio della Moda: «Dobbiamo tenere viva la fiamma del nostro allarme sui prezzi per far capire alla nostra clientela che la situazione della fornitura è insostenibile. Serve condivisione e reciprocità. Come noi capiamo lo stress dei...
Dopo gli stress sui listini scatenati dalla pandemia, la crisi energetica del 2022 mette le concerie italiane di fronte a una scelta inevitabile: alzare i prezzi. Trovare l’intesa con i clienti è possibile, ma non è detto sia sufficiente
Le imprese della filiera della pelle arrivano al 2022 forti di anni di investimenti nelle fonti rinnovabili e nella produzione smart. Una risorsa davanti al caro bollette, certo. Ma non la soluzione
Archiviata a forza la pandemia la pelle si scontra impotente contro nuove incertezze e sconcertanti paure, senza avere alcuna possibilità di intuire cosa accadrà a breve, medio e lungo termine
Dallo scoppio della pandemia all’incontrollata crescita esponenziale dei costi energetici, ogni volta che una crisi pareva superata, è andata, invece, a sommarsi a quella precedente
«Resilienza? Va bene, ma fino a un certo punto. Poi bisogna essere proattivi». Il sociologo Francesco Morace osserva i trend di trasformazione del mercato della moda fino al 2030
L’industria della moda si è abituata a lavorare nei tempi stretti del just-in-time. Una dinamica che vede le concerie al centro tra due fuochi…
Il time to market delle griffe è feroce. I fornitori non hanno altre possibilità se non quella di essere rapidi nella produzione e tempestivi nelle consegne
I tempi di consegna e le lungaggini lungo la supply chain
I consumatori italiani non hanno ancora visto le conseguenze in scontrino dei problemi della logistica. Ma quando l’onda dei rincari si abbatterà anche sulla distribuzione, saranno guai
Nella moda «non ci sono più regole», osserva Ferrero Rosati, CEO di Factory. Perché i tempi sono così stretti che si preferisce bruciare le idee, piuttosto che rimanere fermi.
Ondate pandemiche. Politica Zero Covid in Cina. Guerra in Ucraina e isolamento del mercato russo. Inflazione. Nulla di tutto ciò ha frenato le griffe dell’alto di gamma
In un mondo dominato da colossi che possono permettersi (quasi) tutto, compreso alzare continuamente i prezzi in negozio (senza perdere clientela), come può sopravvivere un brand calzaturiero o pellettiero di piccole o medie dimensioni?
Il mercato della moda va bene al traino dei big del lusso, ma anche dei marchi del premium. Le concerie possono dirsi contente, ma non del tutto serene per il futuro
Abbiamo chiesto ai vertici delle associazioni confindustriali che rappresentano la calzatura e la pelletteria italiana come i settori affrontano la congiuntura