Lo scorso 26 novembre 2020 è diventata presidente di Assomac (l’associazione che riunisce i produttori di tecnologie per la filiera della pelle), succedendo a Gabriella Marchioni Bocca. Oggi, a tre mesi dalla sua elezione, facciamo il punto della situazione della tecnologia italiana con Maria Vittoria Brustia (titolare dell’azienda vigevanese Brustia Alfameccanica).
Il punto della situazione
È entrata alla presidenza di Assomac in un anno la cui criticità ancora non si è conclusa: come sta affrontando la tecnologia italiana questa fase congiunturale?
La pandemia ci ha colto di sorpresa e impreparati ad affrontare la nuova realtà che, oltretutto, è in continua evoluzione e incerta. La situazione sanitaria ha di fatto reso impossibili gli spostamenti tra i Paesi. E ha creato difficoltà nella programmazione di incontri con i clienti e nel collaudo dei macchinari da consegnare. La nuova sfida sarà affrontare, con la dinamica di strumenti digitali, occasioni per creare le opportunità di generare ricavi necessari anche agli sviluppi di nuove tecnologie, presentandosi come comparto innovativo a livello associativo.
È possibile ipotizzare una previsione sul 2021?
Al momento non è possibile fare previsioni. Troppe variabili concorrono a formare il quadro di ciò che stiamo vivendo giorno per giorno. Ma, pur nell’incertezza, siamo positivi nel guardare al futuro del nostro settore nel mondo, perché ne siamo leader.
Le attuali problematiche congiunturali affliggono in ugual modo tutti i settori rappresentati da Assomac o (tra calzatura, pelletteria e conceria) sono riscontrabili delle differenze?
Tra i settori ci sono differenze dovute sia alla tipologia di prodotto che di investimento. Il portafoglio del 2020 e di inizio 2021 dei produttori di macchine per conceria consente di limitare la contrazione delle vendite. Mentre per le produzioni legate al prodotto finito la situazione è più difficile per la forte diminuzione dei consumi.
Le priorità della tecnologia italiana
Quali sono le attuali priorità dell’industria italiana della tecnologia?
La priorità dell’industria italiana della tecnologia, vorrei sottolineare “per produrre”, è non abbandonare la capacità di innovare i processi. Per questo occorre che il sistema manifatturiero, in particolare quello nazionale, sia da traino a livello globale.
Come?
Utilizzando non solo la riconosciuta abilità e creatività, ma anche la consapevolezza di produrre in condizioni dove digitalizzazione (industria 4.0, ndr) e sostenibilità ambientale e sociale sono i driver di un nuovo modello produttivo.
La Targa Verde
A proposito di sostenibilità, in che modo si sta evolvendo la diffusione della Targa Verde e che modello di valorizzazione sta offrendo sia alle aziende che al settore?
La sostenibilità è certamente un tema centrale nello scenario globale, troppo spesso solo riferita a problematiche di tipo ambientale. Dimenticando, cioè, gli aspetti riferiti alla sicurezza e all’impatto economico, dei prodotti e dei processi. Come Assomac abbiamo voluto investire in un percorso di qualificazione dei macchinari, con l’intento di valorizzare l’impegno delle nostre imprese verso l’innovazione tecnologica sostenibile. Abbiamo così promosso la Targa Verde: un modello di certificazione volontaria e riconosciuto da un Organismo Internazionale di Certificazione che attesta le prestazioni energetiche e l’impatto ambientale del processo produttivo impiegato. Ci siamo adoperati presso le sedi istituzionali, attraverso Confindustria in partnership con Acimit (Associazione dei costruttori italiani di macchinari per l’industria tessile, ndr) perché questo elemento di qualificazione possa diventare anche uno strumento di incentivazione governativa intercettando i prossimi programmi di sviluppo sostenuti dalla New Generation EU e dal Green Deal.
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