Sulle pagine del nostro mensile di marzo, nella rubrica Convergenze, abbiamo raccontato una storia che arriva dalla Thailandia. È quella dell’atleta keniano Barnabas Kiplimo che è riuscito a vincere una maratona con un paio di infradito. L’azienda produttrice è VING e il modello si chiama Nirun. Chiaramente non stiamo parlando di semplici ciabatte, ma di un modello “che viene dal futuro” con una piastra in fibra di carbonio, come nelle classiche scarpe da running. Se l’evento in sé è singolare, non si può certo dire che il design piuttosto bizzarro passi inosservato. E ci siamo quindi chiesti se le Nirun non diventino l’ennesimo feticcio da avere. Ne abbiamo parlato con Watee Wichiennit, CEO e designer di VING.
Il modello di punta di VING
A Wichiennit l’idea è venuta mentre correva lui stesso una maratona. Dopo aver superato il traguardo dei 21 km della maratona di Buriram del 2019, le sue scarpe da corsa hanno iniziato a schiacciargli le dita dei piedi. Si è fermato e ha comprato un paio di infradito con cui è arrivato al traguardo. Così ha iniziato a sviluppare il progetto. Con l’obiettivo di creare sandali che potessero competere con le superscarpe ad alte prestazioni nelle gare di maratona. Il nome Nirun richiama il suono della parola tailandese “eterno”, e vuole sottolineare proprio la durata e le prestazioni a lungo termine. VING ha quindi progettato una scarpa con la schiuma VEPRO, un materiale ad alte prestazioni con un tasso di rimbalzo del 66%, che lo rende morbido ma altamente reattivo. Pesa solo 160 g per scarpa, è ultra-leggero ma abbastanza resistente da eliminare la necessità di una suola.
Attenzione al design
Uno degli aspetti più interessanti, però, è il design. Che non rispecchia il concetto canonico di bellezza. Ma questo non vuol dire che nel giro di pochi mesi Nirun non diventi il modello per cui mettersi in fila d’attesa. Basti pensare che alcuni mesi fa Balenciaga ha lanciato un paio di scarpe senza tomaia che sono andate sold out in poco tempo. Potrebbe succedere anche con il modello di VING? Chissà, anche se il designer non esclude l’idea.
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