Un obiettivo più complesso di scopiazzare la pelle

Un obiettivo più complesso di scopiazzare la pelle

A luglio Bolt Threads ha annunciato a sorpresa lo stop della produzione di Mylo, il materiale alternativo che realizzava a partire dal micelio (l’apparato vegetativo dei funghi): malgrado gli sponsor (Kering, Adidas e Stella McCartney tra gli altri) e i milioni investiti, non ha raggiunto la scalabilità industriale e commerciale. La notizia ha rappresentato un chiaro campanello d’allarme per chi pensa che scopiazzare la pelle (nel suo aspetto, si intende, perché oltre non è possibile) con una farcitura di slogan green sia un buon modo per fare business. A distanza di due mesi, intanto, la concorrente MycoWorks ha annunciato l’apertura in Carolina del Sud di un nuovo impianto produttivo di Reishi, il suo materiale a base di micelio. Che quindi, la tanto agognata scalabilità l’ha raggiunta. Vale la pena capire che cosa distingue (e determina le alterne fortune) dei due progetti e dei tanti simili di cui si legge in giro: lo facciamo sul mensile La Conceria n. 10, dal titolo Mercato.

 

 

Più di scopiazzare la pelle

Delle dinamiche competitive tra i produttori dei cosiddetti materiali next-gen, nonché di quella tra i nuovi tessuti e la pelle, abbiamo parlato Matt Scullin, CEO di MycoWorks. Che prende le distanze da certe scorciatoie del marketing vegano. E ribadisce che il suo obiettivo è offrire ai brand non “un’imitazione della pelle”, ma qualcosa di nuovo e di qualità.

Clicca qui per leggere l’intervista integrale a Scullin

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